27 Gen Di cono in cono
Si sono appena spente le luci del palcoscenico che il Gambero Rosso ha allestito a Rimini, in occasione del Sigep, per la manifestazione dell’assegnazione dei “Tre Coni”, tuttavia, non si spengono le polemiche che accompagnano invariabilmente questa classifica.
Ogni anno, con costante ritualità, dopo la distribuzione delle onorificenze, i social media frequentati dai gelatieri pullulano di detrattori e denigratori, di volta in volta contro “Gelaterie d’Italia” pubblicata dal Gambero, rea di non essere rappresentare equamente la variegata qualità della Gelateria Italiana, piuttosto che contro singoli gelatieri citati sulla pubblicazione. In attesa di leggere la guida nella sua interezza, ancora non distribuita, ci sono i gelatieri a cui sono stati attribuiti i famosi “Tre Coni” su cui indirizzare la frustrazione di chi i “Tre Coni” non li ha ottenuti.
E qui non possiamo fare a meno di parafrasare la famosissima frase dell’arguto Giulio Andreotti sussurrando che “il premio logora chi non ce l’ha”.
Questo non vuole essere un articolo a pro o a sfavore della pubblicazione “Gelaterie d’Italia”, e nemmeno se qualche gelatiere meriti o meno di stare nella lista delle gelaterie citate, vorremmo solo contestualizzare il significato del concetto di “premio”.
Ora, a tutti noi piace essere “premiati”. Possiamo attribuire questo piacere al veder riconosciuta la nostra professionalità da parte di un soggetto autorevole a cui attribuiamo imparzialità, onestà, e capacità di giudizio, ma, in fondo in fondo, il premio sostanzialmente appaga il nostro ego.
In effetti, chi denigra la pubblicazione e la validità oggettiva dei coni attribuiti, porta come esempio e paragone il proprio operato, le proprie pietre miliari professionali, cercando un confronto asimmetrico con l’algoritmo adottato dall’editore Gambero Rosso per stilare le sue liste.
Le logiche che soggiacciono alle classifiche, sono per definizione stessa proprie di chi le stila. Cercare di comprenderne il significato non porta necessariamente alla capacità di soddisfare i requisiti per entrare a far parte della distribuzione dei coni.
La propria opinione sui valori che dovrebbero portare ad essere citati nella lista dei “conati”, non necessariamente coincide con le regole adottate dal Gambero Rosso.
Crediamo sia questo il motivo per cui le polemiche scoppiano regolarmente: l’incapacità di oggettivare questi riconoscimenti – come tutti gli altri, per inciso -.
Dobbiamo anche fare un ulteriore sforzo cognitivo per comprendere che “Gelaterie d’Italia” è un PRODOTTO editoriale.
Così come i gelatieri vendono, ahimè necessariamente, i loro prodotti – magari ci piacerebbe dedicare la nostra professionalità esclusivamente a creazioni artistiche in laboratorio, ma le bollette le dobbiamo pagare -, anche l’editore Gambero Rosso ha questa necessità di commercializzare le proprie pubblicazioni.
Se c’è un prodotto da vendere, entriamo contestualmente ed inevitabilmente nel magico mondo del marketing, dove ciò che è controverso vende meglio.
Se un potenziale acquirente conosce le polemiche che accompagnano una pubblicazione, è invogliato ad acquistarla per esplorare i confini della controversia.
Quindi, in termini di marketing, le polemiche fanno parte del gioco e forniscono una considerevole spinta al prodotto stesso.
Riflettete sul fatto che chi si associa alle polemiche non fa altro che accelerare la diffusione del prodotto stesso, e contribuisce ad instillare curiosità in chi non ne avrebbe preso in considerazione l’acquisto.
Altro argomento relativo al marketing è la scarsità dei premi elargiti, ovvero l’esiguo numero di gelaterie fregiate con Tre Coni in rapporto alle 39000 esistenti in Italia.
La rarità dei premi induce a ritenere l’attribuzione corrispondente ad un valore assolutamente manifesto ed inequivocabile. Se premiassero 39000 gelaterie lo riterreste un premio valido? Ovviamente no, così, di riflesso, anche “Gelaterie d’Italia” assume il prestigio dell’eccellenza e induce al suo acquisto.
D’altra parte, le gelaterie citate nella pubblicazione, oltre a ricevere un egoistico appagamento, devono rendersi consapevoli che sono parte di un business per cui non vengono retribuite, se non per una maggiore visibilità ed un aumento della reputazione percepita. Siamo nell’ambito del mutuo consenso regolato da un do ut des.
Il gioco vale la candela? Certamente si in un’epoca dove emergere dal rumore comunicativo di fondo è fondamentale, tanto che i premiati hanno l’opportunità – a pagamento – di ricevere un kit marketing – fisico e digitale – che li associa all’autorevole editore e che possono integrare nella propria comunicazione.
Ad ogni modo, non è questo blog il luogo adatto a eviscerare questioni sociologiche cavalcate dal marketing, tuttavia, pensateci sopra.
Da parte nostra facciamo i complimenti ai portatori sani di “Tre Coni”, e la nostra Associazione ne riunisce diversi tra loro.
Così come facciamo gli auguri a chi i “Tre Coni” non li ha ricevuti, affinché possa aver miglior fortuna alla prossima occasione – magari hackerando l’algoritmo del Gambero Rosso -.